Da diverse parti d’Italia viene segnalato che, dopo l’allarme seguito alle problematiche legate alla presenza di Fipronil, si registra una mancanza di uova alla distribuzione.
“Nella nostra realtà, nelle Marche – denuncia il Vice Presidente Fiesa Assopanificatori Benvenuto Pagnoni – registriamo un calo dell’offerta assai sensibile. Ed è preoccupante perché ci avviciniamo alle festività e di uova ne avremo bisogno per i dolci natalizi. Abbiamo sentore che anche in altre parti d’Italia si registra la stessa mancanza di prodotto. Occorre tenere bene il monitoraggio del settore perché bisogna evitare speculazioni e che vi siano ricadute negative per i nostri settori”.
Sulla questione è intervenuto anche il Prof. Agostino Macrì, Consulente Fiesa, che ha delineato un quadro realistico del settore dicendo che “In vendita ci sono meno uova e il loro costo è aumentato perché gli allevamenti in cui è stato utilizzato in modo illegale il Fipronil sono stati svuotati e “ripuliti” dall’insetticida. Anche gli allevamenti in cui è comparsa l’influenza aviaria sono stati svuotati e disinfettati. Subito dopo le galline eliminate sono state rimpiazzate da pollastre che cominceranno a deporre le uova tra tre-quattro mesi. Nel frattempo ovviamente ci sono meno uova (si parla del 10% in meno). Non saranno certo le uova “del contadino” a riuscire a colmare il vuoto, sia perché le quantità sono molto modeste, sia perché le galline allevate all’aperto con i primi freddi depongono meno uova. Da qualche parte viene detto che i dolci di Natale sono a rischio e che costeranno di più per la mancanza di uova. In realtà le aziende alimentari hanno già nei magazzini quello che a loro serve e in molti casi i dolci di Natale sono già pronti. Si ha l’impressione che certe notizie servano solo a gonfiare i prezzi a tutto danno dei cittadini”.
“Le osservazioni del Professor Macrì sono giuste – rilancia Pagnoni – sotto questo punto di vista va considerato che le valutazioni si riferiscono alla grande industria che ha cicli produttivi programmati su larga scala e dunque già in catena di produzione da tempo. Se invece si pensa ad un panificio o una pasticceria le cose cambiano: un fornaio, o un pasticciere, andando a impastare panettoni e pandori, e tutti dolci natalizi oggi, ha un costo di un 20% in più. Questo potrebbe determinare un sensibile scostamento di prezzo finale tra prodotto artigianale e industriale. La beffa ci sarebbe se i consumatori si limitassero al solo prezzo finale. Occorrerà puntare molto, esaltandole, sulla comunicazione della freschezza del prodotto artigiano, sulla sua fragranza, sulla genuinità degli ingredienti, sulla capacità reputazionale dell’operatore artigiano, evidenziando bene la tabella ingredienti, con gli strumenti della moderna comunicazione, con mailing list dedicate, con l’utilizzo dei social network, dei siti internet, dei gruppi Whats App…..Questo potrà aiutare a gestire la differenza prezzi”.