Preoccupa la crisi di Governo: ristori e interventi normativi sempre più urgenti
Varato il programma di lavoro 2021
Affrontare emergenza Covid oltre i codici Ateco
Si è svolta in modalità video conferenza il 25 gennaio us la riunione di Presidenza nazionale Fiesa per discutere del programma di lavoro 2021; del Covid-19 e del prolungamento dello stato di emergenza per svolgere analisi e valutazione dello scenario food; degli interventi legislativi in relazione alla pandemia, rischi ed opportunità; della presentazione ricerca Fiesa Confesercenti-Federconsumatori e iniziativa legislativa su sostegno e ruolo degli esercizi alimentari di vicinato; del CCNL della panificazione, stato del negoziato con Flai/Cgil, Fai/Cisl e Uila/Uil; della Presidenza Fiesa del Fonsap, programma di lavoro nella bilateralità; dell’ andamento delle vendite nei settori di riferimento; dell’OICB, stato del riconoscimento ministeriale
La riunione, aperta dall’introduzione del Presidente Angelotti, ha evidenziato in primo luogo la forte preoccupazione per la crisi di Governo in atto sia in relazione alla situazione socio sanitaria ed economica del paese che del settore, rischiando di bruciare il lavoro fin qui fatto per il contrasto all’epidemia
Di fronte alla drammaticità della crisi pandemica che dura ormai da un anno, l’apertura della crisi politica complica il quadro di riferimento del paese. L’auspicio è che si possa quanto prima uscire dall’ incertezza politica senza troppe ripercussioni per i consumi interni e per la categoria. Certamente la crisi rallenterà le decisioni degli operatori economici, aggiungendo nuove criticità allo scenario macro economico.
La Presidenza ha dato mandato al Presidente e alla Giunta di elaborare il piano di lavoro 2021 partendo dalle questioni primarie dell’agenda di settore in riferimento ai singoli settori rappresentati da Fiesa e alle problematiche orizzontali dell’alimentazione.
La Presidenza ha poi svolto un dibattito sulle vendite nel periodo natalizio e sulle prospettive di breve periodo, connesse al prolungamento dello stato di emergenza da Covid-19. Gli intervenuti hanno confermato il buon esito dell’andamento delle vendite nel settore alimentare di vicinato durante le festività di Natale, Capodanno ed Epifania con incrementi che variano dal 15 al 20% in relazione alle merceologie e ai luoghi, con alcune eccezioni legate a situazioni peculiari. In una situazione difficile da gestire, come quello segnato dalla pandemia e dalle restrizioni alla mobilità, dalle disposizioni di sicurezza, dal distanziamento, i consumatori hanno confermato la riscoperta del consumo locale presso gli esercizi di prossimità alimentari, per vicinanza e facilità, per scelta del gusto di trovare prodotti di qualità e del territorio. Gli esercizi alimentari hanno garantito, nel rispetto dei protocolli di sicurezza, un efficiente servizio, anche di consegna a domicilio, il senso di comunità, prodotti a forte vocazione tipica ed artigianale. Una buona resa hanno garantito i prodotti tipici natalizi di qualità, sia dolci che della gastronomia, con una predilezione per la ricca e variegata tradizione territoriale. Confermata la buona performance del settore ortofrutticolo con un incremento delle vendite valutato intorno al 20%, su tutti i prodotti con gli agrumi, la frutta secca e i carciofi su tutti. Anche nelle carni si registra un incremento delle vendite del 18%. Buono l’andamento dei prodotti classici della tradizione del periodo natalizio con arrosti, brasati, bollito, cotechini agnello e capponi a far gli onori di casa. Anche nelle gastronomie si è registrato un buon andamento delle vendite sui prodotti pronti seppure con una riduzione dello scontrino medio dovuto al contenimento dei commensali a tavola. Bene i vini di qualità. L’ ittico conferma la generale dinamica positiva dell’alimentare segnando una media del 18% in più nel periodo con una domanda sostenuta di pescato locale, mazzancolle, gamberi, moscardini, calamari branzini. Più difficile la situazione nei forni dove si conferma la tendenza a ridurre i consumi di pane solo in parte compensati da acquisti legati alle festività, e dunque non costanti durante l’anno, e altri prodotti da forno. Particolarmente critica la situazione nei punti vendita e laboratori artigianali situati nelle gallerie commerciali e nei centri storici, nel complesso si confermano perdite del 10-15%.
Il trend positivo delle vendite alimentari è atteso in rallentamento nelle prossime settimane ma dovrebbe conservare la scelta degli esercizi di vicinato come punto di acquisto preferito dai consumatori in relazione al prolungamento della crisi pandemica e alle conseguenti permanenti restrizioni.
La pandemia ha confermato un certo impigrimento dei consumatori che sempre più spesso fanno ricorso alla consegna a domicilio. Gli operatori si stanno attrezzando in sede locale per organizzare tale servizio, richiedendo alla Federazione di attivarsi nei confronti della rappresentanza sindacale affinché una parte della propria forza lavoro possa essere destinata anche a questa funzione senza determinare tensioni e violazioni contrattuali. Il tema sarà posto al tavolo negoziale del commercio mentre è già su quello della panificazione.
In relazione agli interventi normativi ultimi, Fiesa è intervenuta in materia di istituzione del registro di carico e scarico dei cereali e delle farine di cereali, contestando tale nuovo onere che graverebbe sul settore della panificazione e della produzione artigiana di pasta e pizza da asporto. Con una nota congiunta, con Cna agroalimentare e Confartigianato alimentazione, Fiesa ha segnalato al Mipaf e al Ministro ad interim la grave situazione del settore e l’insensatezza della nuova normativa essendo le farine già tracciate, chiedendo di essere consultata, unitamente a Cna e Confartigianato, in sede di decreto attuativo. La Presidenza ha poi espresso soddisfazione per la recente sentenza del Tar del Lazio che con una sentenza del 24 dicembre 2020 si è pronunciato su un ricorso presentato da diversi operatori sul tema dell’illegittimità della delibera di FSBA- consistente nell’obbligatorietà all’iscrizione al Fondo stesso- per poter beneficiare delle prestazioni di cui DL 18/2020 (concessione del trattamento ordinario di integrazione salariale o di accesso all’assegno ordinario con causale emergenza covid-19) e al D. Lgs 148/2015. Il Giudice ha osservato che il DL 18/2020 ha previsto l’erogazione delle prestazioni affidando la gestione delle relative domande al FSBA, prescrivendo come unico requisito, necessario e sufficiente per accedere all’assegno ordinario, la sospensione o la riduzione dell’attività lavorativa in conseguenza dell’emergenza epidemiologica da Covid-19. Pertanto, la richiesta di iscrizione al Fondo FSBA può ritenersi legittima solo come iscrizione burocratica per consentire le modalità digitali di accesso alla piattaforma che permette di presentare le domande, senza alcun obbligo contributivo nei confronti del Fondo stesso. Il giudice accoglie la domanda di annullamento dei provvedimenti impugnati limitatamente alle previsioni dell’obbligo di iscrizione al Fondo laddove da tale iscrizione venga fatto discendere il sorgere dell’obbligazione contributiva in capo al datore di lavoro a favore del Fondo medesimo. Si tratta degli stessi argomenti che Fiesa Assopanificatori Confesercenti aveva fatto presente alla Ministra Catalfo il 3 giugno scorso con una nota urgente a firma del Presidente Fiesa Gianpaolo Angelotti e del Presidente Assopanificatori Davide Trombini. Nota rimasta senza risposta. Nella nota Fiesa Assopanificatori precisava che “l’unico requisito rilevante ai fini dell’accesso all’assegno ordinario con causale “Emergenza COVID-19”, emanata in stato di emergenza Coronavirus, è l’ambito di applicazione soggettivo del datore di lavoro, con lo scopo di alleviare, a spese del bilancio dello Stato, le sofferenze delle imprese artigiane dell’alimentazione chiamate in prima linea a garantire il servizio di rifornimento alimentare ai cittadini”. La Presidenza alla luce di tale sentenza auspica un intervento chiarificatore sia del Ministero che dell’Inps che dello stesso Fsba.
E’ stato quindi affrontato il tema dei codici Ateco che ha arrecato danni anche alle imprese del settore alimentare. La Presidenza ha precisato che la scelta del Codice ATECO come criterio di individuazione delle imprese continua a non rispondere alle esigenze delle imprese danneggiate. Anche l’ultimo DPCM conferma tale critica. Imponendo nuove restrizioni alle attività coinvolge anche le enoteche e le bottiglierie, imponendo vincoli e divieti di vendita, così come era già successo che non tenesse conto dei danni alle imprese dell’alimentare di vicinato che sono state colpite dal divieto di consumazione sul posto, senza poter essere ristorate per i danni subiti per questo tipo di attività, perché non ricomprese nel codice Ateco dell’attività principale. Il codice ATECO è acclarato che è inadeguato a fornire una fotografia affidabile della realtà delle imprese. Utilizzarlo vuol dire lasciare migliaia di imprese senza ristori e nell’incertezza normativa, visto che possono avere un codice di attività ‘prevalente’ che non corrisponde alla totalità dei servizi offerti. Oggi, le imprese di enoteche e bottiglierie (codice 47.25) sono costrette a chiudere, ma minimarket e supermercati, dove è certamente possibile comprare gli stessi prodotti, rimangono aperti. Fiesa è stata tra le prime Federazioni a segnalare tale anomalia: l’individuazione dei beneficiari dei provvedimenti attraverso il codice di attività economica ha infatti escluso troppe imprese, come quelle dell’alimentazione e dei laboratori artigianali che svolgono attività di consumazione sul posto, completamente ignorate dai vari DL perché escluse dalle restrizioni. I codici Ateco peraltro non tengono conto della riforma Bersani, che ha unificato la tabella alimentare, superando di fatto la separazione dei singoli settori specializzati, permettendo di vendere tutto a tutti. Sul punto Confesercenti ha chiesto di abbandonare questo criterio, chiedendo che gli aiuti – che dovranno essere calcolati sull’intero 2020 – dovranno includere tutte le imprese che hanno avuto un calo di fatturato superiore al 30% riconducibile alle restrizioni.
Per quanto riguarda la ricerca sullo stato degli esercizi alimentari di vicinato e della funzione di presidio del territorio è stata definito il testo aggiornato della Proposta di legge sulla valorizzazione del commercio alimentare come servizio primario a favore delle politiche del territorio e di salvaguardia del disagio abitativo nelle aree interne. Sull’iniziativa il Presidente Fiesa Gianpaolo Angelotti e il coordinatore nazionale Gaetano Pergamo, con il Presidente di Federconsumatori Emilio Viafora, hanno incontrato la Presidente della X Commissione Attività Produttiva della Camera dei Deputati on Martina Nardi per illustrare il testo attualmente al vaglio degli uffici parlamentari. Anche in relazione all’attuale crisi del quadro politico di Governo la presentazione della Ricerca Fiesa Confesercenti Federconsumatori subirà un lieve ritardo.
Sul rinnovo del CCNL il coordinatore Pergamo e il Presidente dei panificatori Davide Trombini hanno illustrato lo stato del negoziato che sta proseguendo in sede tecnica per affrontare le questioni legate alla bilateralità e alla gestione del personale in una prospettiva di maggiore flessibilità della forza lavoro e di cambiamenti dei consumi.
Le parti stanno proficuamente confrontando le rispettive posizioni sui temi in agenda auspicando un superamento dell’attuale fase critica e una ripresa anche in sede politica del confronto nei prossimi mesi. Sul Fonsap il Presidente Vinceslao Ruccolo ha relazionato sull’evoluzione dello strumento e sollecitato una più forte partecipazione della categoria alla bilateralità come strumento di sostegno e supporto ai lavoratori e alle imprese del settore, chiedendo un fattivo contributo alla Federazione per far conoscere meglio e bene l’ente di assistenza sanitaria integrativa dei fornai che a tal fine ha anche attivato delle inserzioni promozionali sul Sole 24 ore.
Infine, sull’Oicb Fiesa ha reso noto che si sta continuando a produrre la documentazione necessaria richiesta dal Mipaf ai fini del riconoscimento della rappresentatività dell’organismo integrato di filiera della carne bovina italiana in cui Fiesa Assomacellai rappresenta in via esclusiva la distribuzione. Dai dati aggiornati di Fiesa Assomacellai emerge che le macellerie associate lavorano 680.256 capi e 160.540 tonnellate di carne bovina, rappresentando una cospicua quota di mercato.