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Plastica in mare e fake news, problema serio ma no ad allarmismi fuori luogo. L’Ue regoli l’utilizzo

Il dato dell’inquinamento dei mari è costantemente all’attenzione degli studiosi di settore, dei media e dell’opinione pubblica

Si tratta di un monitoraggio necessario, continuo e professionale per preservare la salute dei nostri mari che si confrontano, come tutto il pianeta, con una vera e propria emergenza generata dall’uso sconsiderato della plastica. In taluni casi richiesto con atti regolamentari dagli enti locali, come nella fattispecie dal Comune di Roma che impone negli esercizi di vicinato alimentare abilitati al consumo sul posto stoviglierie, piatti e bicchieri di plastica. Il primo punto dunque da affrontare è la schizofrenia istituzionale che da un lato vara politiche di contrasto all’utilizzo generalizzato ed acritico della plastica e dall’altro ne impone l’utilizzo, pena pesanti sanzioni.

L’inquinamento dei mari è solo uno degli aspetti, e neppure il più grave, dell’invadenza della plastica. Occorre dunque riportare alle giuste dimensioni il fenomeno ed approntare una seria e coerente politica di salvaguardia dell’ambiente e dei mari.

“Si tratta- dice Raffaele Viggiani, Presidente di Assoittici Confesercenti- di affrontare con serietà il problema e al tempo stesso di frenare tutti questi allarmismi e dati che vengono forniti all’opinione pubblica che rischiano di denigrare un prodotto e un settore come  quello Ittico che per un paese come l’Italia, in ragione della sua posizione geografica, è fondamentale. Se da un lato bisogna combattere e sanzionare i comportamenti scorretti e l’uso sconsiderato di plastica, dall’altro occorre evitare che passi il messaggio che tutta la plastica prodotta venga scaricata in mare. Sappiamo bene che in realtà è un problema generale, tant’è che la nostra categoria e Confesercenti spinge da anni perché alla produzione siano usati materiali biodegradabili, quando non carta riciclata. La verità è che sull’ambiente e sui rifiuti si sta giocando una partita miliardaria, ma non può essere scaricata sulla parte più sana del ciclo produttivo, quello ittico, perché se c’è una cosa incontestabile è che il mare è trasparente e non può nascondere niente. Non si può distogliere l’attenzione dal vero dramma costituito dall’emergenza rifiuti, smaltiti nelle discariche abusiva, sottoterra o ancora peggio bruciata, anche con inceneritori che peggiorano la qualità dell’aria. Addirittura, la scorsa settimana è stata data la notizia dell’acquedotto pubblico di Matera che sembrava inquinato, con la cittadinanza che si riforniva alle Autobotti. E invece di parlare dei temi della Gestione della acqua pubblica o del mancato funzionamento di depuratori, si è finito per parlare degli scarichi a Mare a fronte del fatto che Matera è a più di 50 km dal mare…Siamo alla disinformazione e/o alla strumentalizzazione delle problematiche ambientali, con grave danno per i cittadini e gli operatori economici.”

La materia proprio perché riguarda il mare e il pianeta, assume una valenza sopra nazionale e investe l’Unione Europea. Sappiamo che l’UE sta discutendo di vietare la commercializzazione i numerosi prodotti di plastica usa e getta. Questo contribuirebbe a contrastare anche le Fake news. Speriamo che facciano presto e stabiliscano norme severe perché dagli anni Sessanta la produzione di plastica è aumentata di venti volte.  L’UE deve limitare l’uso dei prodotti che inquinano di più come posate, piatti e bicchieri di plastica, le cannucce, i cotton fioc in plastica. In questo modo si ridurrebbe – senza alimentare allarmismi – il 70 per cento dell’inquinamento marino globale.

“Il divieto di commercializzare prodotti di plastica usa e getta- continua Viggiani- contribuirebbe in parte a diminuire la diffusione delle microplastiche che sono molto dannose per gli oceani e , ovviamente, per il nostro mare, considerato che l’Italia è geograficamente contornato dal mare e che ha nella filiera ittica una risorsa fondamentale, essendo il nostro pescato qualitativamente il migliore di tutta Europa. Riflessi negativi si ripercuoterebbero anche sul settore turistico che si troverebbe a dover fare i conti con messaggi fuorvianti. E’ evidente- conclude Viggiani- che il buon esempio deve venire dal pubblico: si vietino da subito stoviglierie e posateria monouso in plastica nelle mese scolastiche e negli ospedali. E si varino programmi di educazione ambientale. L’allarmismo fine a se stesso non serve a nessuno e costituisce solo un danno per il nostro paese che di ambiente potrebbe vivere”