La condanna dell’olio di palma da parte dell’Efsa, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, secondo cui questo grasso tropicale fa male perché contiene sostanze tossiche, arriva dopo anni di denunce, inchieste, approfondimenti e sospetti. L’olio di palma, dunque, secondo l’Autorità europea fa male, soprattutto ai consumatori in giovane età. Il giudizio, dopo uno studio decennale sugli effetti nocivi del grasso tropicale, è inequivocabile: l’olio di palma contiene tre sostanze tossiche, una delle quali classificata come cancerogena, il glicidiolo (GE).
“Il verdetto pone questioni serissime – secondo il Presidente di Fiesa Confesercenti, Gian Paolo Angelotti – e rimanda alle dirette responsabilità del Ministero della Salute e dei Responsabili europei che devono dire esattamente quali sono gli orientamenti del Governo italiano e dell’UE rispetto ai prodotti in circolazione e spiegare come si devono comportare a questo punto innanzitutto i produttori e in seconda battuta i distributori italiani. I consumatori hanno bisogno di chiarezza e certezze, così come i distributori:
Sulla stessa linea alcuni Parlamentari che chiedono al Ministro Beatrice Lorenzin “quali siano le valutazioni del Ministero in merito ai rischi per la salute dei consumatori derivanti dall’utilizzo dell’olio di palma come ingrediente negli alimenti… e come il Ministero intende rivedere i parametri per l’uso dell’olio di palma in campo alimentare e se pensa di organizzare campagne di informazione per orientare i consumatori verso la scelta di alimenti più sani…”
“L’allarme – per Federconsumatori – è evidente e di grande impatto se si considera che i prodotti alimentari coinvolti sono moltissimi e sono distribuiti in tutto il mondo interessando ogni fascia d’età, ma in maniera particolare bambini ed adolescenti. Il palma, infatti, è notoriamente utilizzato nella produzione di snack, merendine, prodotti da forno, dolci e torte. In Italia il consumo del grasso vegetale è elevatissimo, visto il largo impiego che ne viene fatto dalle grandi produzioni alimentari; con un consumo pro-capite record di 12 grammi al giorno, secondo alcune stime.”
Dalle 160 pagine del Dossier dell’Autorità emerge come i tre contaminanti si formino nei processi di raffinazione ad alte temperature di oli vegetali, che raggiungono i 200° C. Il problema riguarda anche altri oli vegetali e margarine, ma in maniera molto meno incisiva. L’olio di palma contiene tali sostanze da 6 a 10 volte di più.
I consumatori chiedono “Provvedimenti seri ed immediati da parte delle Autorità competenti per tutelare la salute dei consumatori, specialmente dei più giovani, più vulnerabili e maggiormente inclini al consumo degli alimenti sotto accusa. Azioni immediate volte a porre definitivamente l’olio di palma fuori dalle nostre tavole.”
E se le Aziende italiane che producono dolci e altri prodotti da forno fanno sapere che “le indicazioni dell’Efsa sono fondamentali per noi e faremo le scelte giuste per tutelare la salute dei consumatori. Con questo obiettivo ci siamo già messi in contatto con il Ministero della Salute per valutare insieme come procedere dando la nostra massima disponibilità e collaborazione” lo stesso Ministero ha deciso di chiedere al Commissario Europeo per la Salute e la Sicurezza Alimentare di avviare con urgenza l’esame del parere Efsa con una valutazione della questione presso la Commissione al fine di considerare l’eventuale necessità di procedere all’adozione di misure, anche in via precauzionale, finalizzate alla tutela della salute dei cittadini europei.”
Nota del Prof. Agostino Macrì
Le nostre richieste sull’olio di palma
Torniamo a parlare di olio di palma, dopo le ultime dichiarazioni dell’Efsa che hanno portato il solito clamore mediatico; l’Efsa ha dichiarato: “i contaminanti da processo a base di glicerolo presenti nell’olio di palma, ma anche in altri oli vegetali, nelle margarine e in alcuni prodotti alimentari trasformati, danno adito a potenziali problemi di salute”. Ciò significa che durante le lavorazioni alimentari, in particolare durante le raffinazioni degli oli vegetali ad alte temperature si formano alcune sostanze “esteri glicidici degli acidi grassi” che potrebbero essere potenzialmente cancerogeni.
Va precisato che il Rapporto dell’Efsa, quindi, non parla dell’olio di palma in sè ma di sostanze chimiche che possono svilupparsi al suo interno quando questo viene lavorato. Non viene rilevato un nesso causale certo tra l’assunzione di queste sostanze e l’incidenza del cancro, e si precisa che un consumatore adulto è potenzialmente a rischio solo se fortemente esposto alle sostanze. Il rischio è più che altro per i bambini che consumano esclusivamente alimenti per lattanti (il rischio aumenta fino a 10 volte).
Al fine di minimizzare o annullare i rischi per i cittadini l’UNC chiede che le Autorità Sanitarie nazionali e comunitarie avviino tempestivamente le misure di gestione del rischio di loro competenze ed in particolare:
a) Definiscano dei limiti di tolleranza almeno provvisori dei tre contaminanti negli oli vegetali destinati direttamente o indirettamente al consumo alimentare umano
b) Impongano alle aziende alimentari il controllo dei livelli dei contaminanti nelle materie prime con l’obbligo di escludere dalla lavorazione quelle che superano i limiti stabiliti
c) Impongano il controllo della presenza delle tre sostanze nei prodotti finiti