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La riduzione dei prezzi non sostiene la ripresa dei consumi. Fiesa, Angelotti: “In quattro anni persi 9 miliardi di euro di consumi alimentari. Il Governo favorisca la domanda interna”

consumi_alimentariNel comparto alimentare si registra un calo dei prezzi alla produzione dello 0,8% (gennaio–maggio) che determina una distanza media produzione-consumo nella prima metà del 2016 dell’1,3% e un’attesa di ulteriore calo dei prezzi a valle.
Malgrado ciò i consumi alimentari, in ripresa leggera ripresa nel 2015 (+0,2%), sembrano essersi arrestati nel primo trimestre del 2016 (-0,5%), a pesare soprattutto l’incertezza e le scelte dei consumatori.

Tav.1

2013 2014 2015 I trim 2016
Prodotto interno lordo -1,8 -0,3 0,6 1
Consumi delle famiglie -2,4 0,6 0,9 1,5
Tasso di disoccupazione 12,1 12,6 11,9 11,6
Reddito lordo disponibile 0,6 0,3 0,9 2,3
Potere d’acquisto -0,6 0,1 0,8 2,3
Propensione al risparmio 8,6 8,2 8,2 7,2
Inflazione 1,2 0,2 0,1 0,0 (stima)

 

Tav.2

 inflazione 2015 mag-16
Alimentari lavorati 0,3 0,1
bevande 0,3 0
confezionati 0,7 0,5
latticini e salumi -0,3 -0,2
gelati e surgelati -0,6 -0,9
carni 0,1 0,3
Fresco ittico 1,8 4,6
Fresco Ortofrutticolo 5,5 -0,7
Alimentari e bevande 1,1 0,2

 

Tav.3

Spesa delle famiglie in milioni di euro 2011 2012 2013 2014 2015
Alimentari e bevande non alcoliche 141.063 135.462 132.196 131.843 132.063
Var.% -4,0% -2,4% -0,3% 0,2%

A mettere l’accento su questa situazione il rapporto “I consumi domestici delle famiglie italiane” pubblicato da Ismea, l’Istituto pubblico di servizi per il mercato agricolo alimentare.
La flessione, che si somma nei suoi effetti negativi alla stasi del 2015 (+0,2% su base annua) e alla riduzione dell’anno precedente (-0,3% nel 2014 rispetto al 2013), riflette la difficoltà generale di sistema che attraversa il Paese, oltre alle incertezze del mercato.
Nel periodo 2011-2015 si sono persi 9 miliardi di euro di spesa delle famiglie per consumi alimentari, pari al 6,5%.
Secondo Ismea siamo di fronte ad un cambiamento strutturale dei consumi alimentari, dovuto a nuovi orientamenti consumeristici.
“La dinamica degli acquisti risente sicuramente di alcuni mutamenti nelle scelte di fondo della società italiana. Il calo delle quantità acquistate rivela però innegabilmente una maggiore preoccupazione dei consumatori per le politiche di  spesa attuate dalle famiglie – ha commentato il Presidente di Fiesa Angelotti – che sottolinea “la necessità di mettere mano ad una manovra complessiva di rilancio della domanda del mercato  interno, in presenza di perdite così consistenti.”
A pesare per Ismea sarebbero anche fattori inediti nella dinamica dei consumi. L’Istituto evidenzia che in passato la contrazione dei consumi veniva generalmente ricondotta alla riduzione degli sprechi, ma che a partire dal 2015, invece, le dinamiche del mercato metterebbero in luce le scelte salutistiche, risentendo del peso delle scelte che nelle società moderne sono sempre più informate dai processi culturali in atto, che modellano la realtà sociale in cui viviamo, e che concorrono fortemente a definirla.”
Tuttavia lo stesso Istituto non sottovaluta il dato economico che risulta ancora essere prevalente, tanto che riconosce che ad esso si affianca quello sociale, per cui la “reputazione” di un prodotto diventa parte fondamentale nella scelta di consumarlo.
Il rapporto registra un incremento dei consumi vegetariani, degli utilizzatori di prodotti biologici, degli acquirenti di prodotti salutistici con attenzione alle allergie e alle diverse patologie alimentari come il diabete.
“E’ un dato che è nelle cose – commenta il Presidente Angelotti – se lo si mette in relazione ai presunti scandali che strumentalmente vengono riproposti periodicamente per screditare l’agroalimentare italiano. L’ultimo attacco, rivelatosi fasullo, operato dalla Iarc contro la carne coincide con il periodo rilevato, in cui registrammo una perdita di vendite superiore al 20%. Di questo passo distruggeranno diversi settori a beneficio delle lobby internazionali della globalizzazione e della massificazione dei gusti, a tutto vantaggio delle multinazionali alimentari che trovano sbocco nella GDO. Auspichiamo fortemente un intervento del Governo italiano a sostegno delle filiere agroalimentari italiane e del mercato interno.”