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Fiesa Confesercenti, Gruppo Italiano Carni Equine e Uniceb al Ministero della Salute: sul piano nazionale per la sorveglianza ed il controllo veterinario dell’AIE (Anemia Infettiva Equina) si pensi a un modello di controlli a campione efficace e razionale

Con una nota congiunta al Dr. Silvio Borrello, Direttore Generale della Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari, al Dr. Pier Davide Lecchini, Direttore Ufficio III – Sanità Animale e Gestione Operativa del Centro Nazionale di Lotta ed Emergenza Contro le Malattie Animali e Unità Centrale di Crisi e al Dr. Mattia Paglialunga, del Ministero della Salute, Fiesa Confesercenti, Gruppo Italiano Carni Equine e Uniceb sono intervenute in materia di Piano Nazionale per la Sorveglianza ed il Controllo Veterinario dell’AIE (Anemia Infettiva Equina) avanzando segnalazioni di aggravi e proposte di modifica.
Nella missiva le Associazioni di Settore rilevano che com’è noto “il Decreto del 2 febbraio 2016 ha reso obbligatorio sull’intero territorio il Piano nazionale per la Sorveglianza ed il Controllo veterinario dell’AIE (Anemia Infettiva Equina), in attuazione della Direttiva 2009/156/CE” e condividono “lo spirito della norma finalizzata a: limitare la diffusione dell’anzidetta infezione nel nostro Paese ed offrire garanzie sanitarie ai fini delle movimentazioni e degli scambi internazionali; adeguare le modalità di sorveglianza in funzione dell’effettivo livello di rischio di tale diffusione sul territorio, tenendo conto altresì delle evidenze epidemiologiche derivanti dai precedenti piani di controllo; implementare i sistemi informativi ad hoc per ottimizzare la sorveglianza epidemiologica.”
Ciò premesso Fiesa Confesercenti Gruppo Italiano Carni Equine e Uniceb hanno ritenuto “necessario esporre le seguenti criticità:

1) Il Piano Nazionale approvato dal Ministero reca il divieto per i proprietari o detentori di movimentare ogni eventuale equide non ancora sottoposto a sorveglianza, fermo restando l’onere di rendere disponibili gli esemplari suscettibili di controllo veterinario, provvedendo al loro contenimento ancorché tenuti allo stato brado.

2) Il proprietario o detentore dovrà sostenere i costi del campionamento e accertare che il servizio veterinario ASL riporti correttamente l’esito e la data delle singole prove diagnostiche sul documento d’identificazione dell’equide.

3) Gli equidi saranno assoggettati in ogni caso ad un controllo periodico, con cadenza annuale, con ulteriori aggravi economici e logistici in caso di animali dichiarati sospetti.

 4) L’obbligo di esecuzione di test per AIE nei confronti di tutti gli equidi, in sede di macellazione, nati ed allevati in Italia.

Alla luce delle considerazioni evidenziate le tre Associazioni segnalano che “il Decreto introduce una serie rilevante di novità che aggraveranno le attività e i costi sostenuti dalle Aziende del settore, oltre a ricoprire di nuovi oneri burocratici la filiera e gli operatori sanitari” e delinea “una discriminazione evidente tra i cavalli nazionali e quelli importati, a vantaggio di questi ultimi; con un altro danno al comparto nazionale degli equidi, rappresentando un ulteriore penalizzazione per l’allevamento italiano”. Per questi motivi le Associazioni chiedono “la possibilità, nel rispetto delle esigenze di carattere epidemiologico, di rivedere il suddetto punto 4 dell’allegato 1, ….a vantaggio di un campione rappresentativo. Ciò potrebbe ridurre l’impatto economico gravante sul proprietario o detentore con benefici per una filiera già oggi in forte crisi e soggetta a continui attacchi mediatici.”

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