Occorrono risposte ai problemi aperti
La vendita di prodotti alimentari durante le festività di fine ed inizio anno nuovo (Natale, Capodanno, Epifania) hanno registrato un incremento delle vendite che varia dal 15 al 20% in relazione alle merceologie e ai luoghi, con alcune eccezioni legate a situazioni peculiari.
In un contesto di grande particolarità, come quello segnato dalla perdurante pandemia e dalle restrizioni alla mobilità, i consumatori hanno riscoperto il piacere del consumo locale e gli esercizi di prossimità alimentari che hanno garantito, nel rispetto dei protocolli di sicurezza, il senso di comunità, prodotti di qualità, a forte vocazione artigianale e territoriale, restando con molta tranquillità all’esterno dei negozi in attesa del proprio turno.
Nel generale contesto di performance positive per l’andamento delle vendite, sono andati bene i prodotti tipici natalizi di qualità, sia dolci che della gastronomia ad alta territorialità, con l’eccezione di panettoni e pandori industriali che hanno subito una battuta d’arresto a favore dei prodotti artigianali.
Per quanto riguarda i consumi di ortofrutta si può registrare un sensibile incremento delle vendite che si può valutare intorno al 20%. Non ci sono stati prodotti che hanno creato la differenza e come solito gli agrumi, la frutta secca e i carciofi sono stati i prodotti più ricercati, rispetto ai prodotti esotici.
Nelle carni sono andati molto i prodotti classici della tavola natalizia italiana come arrosti, brasati, bollito, cotechino artigianali e ancora agnello e capponi con alcune realtà che hanno premiato la ricerca di prodotti particolarmente ricercati come il pollo di Bresse, ritenuto tra i migliori al mondo. Nel complesso si registra un incremento delle vendite del 18%.
Anche nelle gastronomie, bene le vendite nel complesso anche se si registra un abbassamento dello scontrino medio dovuto al fatto che non potendo fare grosse tavolate, si è acquistato minore prodotto. Molto bene è andata anche la gastronomia già pronta e i vini di qualità. Ha funzionato ma senza clamori anche il delivery. Bene anche la regalistica che ha avuto una buona tenuta segnando anzi un leggero aumento.
Nel comparto ittico si sono registrati volumi lavorati in aumento del 15% circa rispetto allo scorso anno a Natale con conferma del trend in aumento della tradizione di consumare pesce nel giorno di vigilia con richiesta in particolare di pescato soprattutto locale. Bene anche l’ultimo dell’anno con aumento del 20% circa con una richiesta spiccata di pesce da consumare crudo. Bene il pescato locale, mazzancolle, gamberi, moscardini, calamari branzini e gusci di tutti i tipi.
Più articolata la vendita nelle panetterie con una buona performance per i prodotti tipici dolci della tradizione natalizia (panettoni e tipicità locali) che ha premiato la scelta della qualità artigianale, non altrettanto per la restante produzione panaria, che continua a registrare una diminuzione dei volumi. Situazioni di particolari disagio si segnalano per le attività allocate nei centri commerciali o nei centri storici a bassa intensità abitativa e a forte vocazione turistica, dove gli esercizi del settore segnalano perdite del 10-15%.
“Durante le festività – ha detto Gianpaolo Angelotti, Presidente nazionale della Fiesa Confesercenti – abbiamo avuto la conferma, già riscontrata in tutta la fase pandemica, della riscoperta degli esercizi di vicinato alimentare come presidio di riferimento dei consumatori per gli acquisti alimentari. Durante le feste questa scelta ha premiato anche la ricerca della qualità e della tipicità dei prodotti da sempre garantita dagli operatori professionali della distribuzione alimentare al dettaglio. Qui i consumatori hanno potuto, nel rispetto delle regole igieniche e sanitarie di contrasto alla diffusione del Covid-19, riscoprire la qualità dei prodotti e delle relazioni, garantite dalla conoscenza e dal rapporto diretto con l’operatore. L’esperienza di questi mesi non deve andare perduta e la riscoperta degli esercizi di vicinato come presidio di servizio ai cittadini e ai territori deve essere valorizzata e messa in sicurezza nell’interesse della collettività che nei momenti di emergenza deve sapere di poter contare sui servizi commerciali essenziali. Innovazione e modernizzazione della rete e delle modalità di vendita sono scelte che competono all’imprenditore e sostenute dal decisore pubblico, ma le politiche a favore della vivibilità dei territori e della sicurezza alimentare sono scelte che attengono alla politica e auspichiamo che la lezione di questi mesi sappia trovare la necessaria attenzione”