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La carne essenziale nei regimi alimentari moderni

Favorire l’alimentazione plurale e condannare  traffici illegali e pratiche scorrette.  L’informazione a senso unico nega il confronto e sfocia nel fondamentalismo

Sempre più i consumatori italiani ed europei chiedono chiarezza e trasparenza sulle etichette dei prodotti alimentari ed una tracciabilità completa ed inequivocabile.  È la stessa richiesta che il Gruppo italiano carni equine aderente alla Fiesa Confesercenti rivolge da anni al Ministero della Salute italiano, invocando l’anagrafe equina unica, il passaporto europeo, un sistema di tracciabilità certo e inamovibile, con sanzioni importanti per i trasgressori. Ma una cosa è chiedere sicurezza alimentare e trasparenza della filiera altra cosa è chiedere di non consumare carne equina che equivale a negare la storia non solo gastronomica del nostro paese che nella carne equina ha solide radici e importanti e presidi territoriali. E’ quanto ha dichiarato il Presidente del Gruppo italiano carni equine di Fiesa Confesercenti, Mario Rossoni, a margine della trasmissione “Indovina chi viene a cena-Il Cavallo di Troia”-andata in onda il 27 aprile us su Rai 3. La trasmissione ha fatto bene a denunciare le pratiche illegali e i traffici illegali di sostanze animali, a richiamare l’attenzione delle autorità italiane ed europee; è la stessa cosa che ha fatto la nostra Federazione in questi anni evidenziando le falle nei sistemi di controllo. Ma i salti ideologici animalisti in cui è caduta la trasmissione tradiscono le buone intenzioni e fanno male innanzitutto agli animali e alla loro preservazione. Confondere i cittadini denunciando maltrattamenti  per poi invocare la messa al bando della carne equina, ma non solo, non è corretto. Si tratta di questioni diverse che vanno affrontate su piani diversi, distinguendo animali da affezione da animali da carne, che è uno dei principi dell’agricoltura moderna.

“Come non sono ammissibili il maltrattamento degli animali, lo sfruttamento intensivo, le pratiche illegali finalizzate alla intensità produttiva, la violazione delle norme in materia di etichettatura e tracciabilità così non è corretto trarne, o indurre i cittadini a trarne, conclusioni contro il consumo di carni- ha rincarato la dose il Presidente di Fiesa Assomacellai di Confesercenti, Luigi Frascà– Oggi si parla di carni equine e suine come ieri si parlava di carni ovi caprine e bovine per poi giungere alle carni avicunicole. Non si può nascondere l’ideologia  animalista o vegetariana dietro pratiche scorrette che vanno combattute e contrastate in tutti i modi, senza se e senza ma. Né valgono considerazioni ancora più diverse: dal contrasto ai cambiamenti climatici alla tutela dell’eco sistema, alla domanda globale di cibo e carni da qui ai prossimi anni, alla deforestazione, alle fonti fossili. Non si possono mettere insieme suini e petrolio. Così si alimenta la confusione e la non soluzione alle questioni. Tutti argomenti che vanno affrontati nella loro specificità e nella loro complessità, anche in modo interdisciplinare ma non confusionario e soprattutto senza contraddittorio. Avremmo potuto dire che in Italia il benessere animale, dalle stalle al trasporto,  e la sicurezza alimentare sono garantiti lungo tutta la filiera e gli operatori sono molto seri e stanno molto attenti all’osservanza delle regole. In Italia abbiamo il numero di veterinari pubblici più alto d’Europa e nuclei di polizia sanitaria molto preparata. Sono elementi di garanzia per un consumo sicuro di tutte le carni

“In generale, ha concluso Frascà, il mondo non si ferma perché c’è l’illegalità; non è che siccome ci sono i ladri aboliamo le banche. Il mondo va avanti, deve andare avanti, perseguendo il progresso scientifico e tecnologico e combattendo l’illegalità. E’ quello che deve essere perseguito anche nell’agricoltura e nella zootecnia come nell’industria e nella distribuzione agro alimentare, valorizzando i prodotti agro-alimentari e il loro consumo attento e consapevole. Combattere le speculazioni sul cibo significa valorizzare il cibo, dandogli il giusto valore, smettendo la rincorsa al ribasso dei valori economici dei prodotti alimentari. Questo occorrerebbe trasmettere ai consumatori, invece di fare terrorismo psicologico nei confronti di coloro che mangiano carne. Pratiche scorrette e traffici illegali non possono essere usati come argomenti per condannare il consumo delle carni.”