Fiesa scrive al Presidente del Consiglio ed al Ministro del Lavoro
Con una nota a firma del Presidente Angelotti, Fiesa Confesercenti ha chiesto al Presidente del Consiglio Avv. Giuseppe Conte ed al Ministro del lavoro On. Nunzia Catalfo, nell’ambito del DDL Bilancio 2021, attualmente in discussione, di prevedere modifiche legislative intese ad allargare la base dei beneficiari dell’anticipo di pensione ad alcune categorie del lavoro autonomo.
La richiesta riguarda coloro che hanno svolto lavori notturni, particolarmente faticosi e pesanti, esposti al ciclo caldo freddo, in modo continuativo e costante che meritano di essere ricompresi nella categoria dei lavori usuranti.
Tra i lavoratori autonomi meritevoli di tale riconoscimento, Fiesa segnala le seguenti categorie:
- FORNAI(Ciclo ineliminabile di turni di lavoro notturno, carichi pesanti, lavoro ripetitivo, malattie professionali numerose, sia per allergie che per patologie respiratorie, ampiamente documentate)
- MACELLAI(Carichi pesanti, alternanza caldo/freddo, lavoro in celle frigorifere, mani nel freddo);
- Commercianti ITTICI(Lavoro con le mani nel ghiaccio, lavoro in celle frigorifere, alternanza caldo freddo).
Fiesa evidenzia che la mancata inclusione dei lavoratori autonomi citati non risponde ai criteri di equità e giustizia sociale e di conseguenza risulterebbe gravemente lesiva del principio della pari dignità sociale dei cittadini di fronte alla legge senza distinzione di condizioni personali e sociali, garantito dalla nostra Costituzione.
Si tratterebbe per Fiesa di una discriminazione che si perpetua da anni e condanna i lavoratori autonomi ad essere cittadini diversamente considerati e condannati ad una tutela minore in una Repubblica fondata da una parte sull’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge e dall’altra fondata sul lavoro
La nota inviata al Presidente del Consiglio e al Ministro del Lavoro continua sottolineando che “…da tempo la nostra Associazione -Fiesa Confesercenti- ha denunciato tale inammissibile sperequazione”.
Anche le Confederazioni facenti capo a Rete Imprese Italia hanno in più occasioni fatto rilevare in passato l’anomalia e criticità costituita dalla mancata estensione del beneficio pensionistico al lavoro autonomo, nonostante tale principio fosse contenuto nella Legge n. 335/1995. Quest’ultima, infatti, stabilisce che la norma in questione riguarda tutti i lavoratori, dipendenti, pubblici e privati e autonomi, prevedendo a tal fine specifici decreti ministeriali.
I lavoratori autonomi, continua la lettera, come ad esempio i fornai, i macellai i commercianti ittici, esposti a cicli produttivi massacranti e al lavoro notturno e all’esposizione ad agenti gravemente interferenti con la salute, chiedono con forza che sia ripristinata la volontà del Costituente e del legislatore, estendendo la previsione della disciplina in esame anche ai lavoratori autonomi, la cui esclusione presenta profili di dubbia legittimità costituzionale, per violazione degli articoli 3, 2° comma, 4 e 38 della Costituzione, oltre che di violazione della citata Legge 335/1995.
Alla luce delle considerazioni avanzate Fiesa ha chiesto “… di rimuovere le discriminazioni fino ad oggi esercitate verso il lavoro autonomo e le nostre categorie”.