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Coronavirus: Confesercenti, bene decreto sul lavoro, ma rischia di essere insufficiente per le imprese

Da rivedere interventi su credito, affitti e fisco

Un provvedimento che prova a dare qualcosa a tutti, ma che in questo modo rischia di essere inefficace per sostenere le imprese in un momento difficile. E mentre presenta sostegni al mondo del lavoro che paiono adeguati – in particolare l’estensione della cassa integrazione alle imprese sotto i sei dipendenti – ci sono misure che è necessario modificare nel testo definitivo, in particolare su credito, affitti e fisco.

Così Confesercenti commenta la bozza del decreto per fronteggiare l’impatto economico dell’emergenza Coronavirus, in approvazione da parte del Consiglio dei Ministri.

Deludenti, in particolare, sono i mini-rinvii delle scadenze fiscali: il differimento di quelle del 16 marzo – per altro arrivato decisamente in zona Cesarini – sposta il versamento di appena quattro giorni. Anche la sospensione dell’IVA per il solo mese di marzo è insoddisfacente. Nota positiva, invece, il rinvio della lotteria dello scontrino.

Un po’ più di ossigeno alle imprese arriva anche dalla sospensione di ritenute e contributi, estesa almeno a marzo ed aprile. Mancano però ancora i crediti di imposta per lo smart working, e anche le misure per gli affitti dei negozi sono mal calibrate. Il credito di imposta del 60% – oltretutto dedicato solo alle locazioni e non all’affittanza d’azienda – non risolve i problemi delle imprese: serve urgentemente una moratoria, almeno fino a dicembre, con successiva rateizzazione di quanto dovuto. Ed occorre includere pure misure per l’occupazione del suolo pubblico e per i canoni demaniali.

Da rivedere anche gli interventi per il credito, capitolo su cui pesa come un macigno la soglia ‘de minimis’ di 200mila euro in tre anni, superata la quale non è possibile accedere alle agevolazioni. Un limite troppo basso, che rischia di tagliare fuori decine di migliaia di imprese.

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