Il Governo non sembra intenzionato a rinviare l’innalzamento dell’età della pensione a 67 anni, 5 mesi in più rispetto ad ora, che dovrebbe scattare nel 2019. Allo stesso tempo mette allo studio un piano per bloccare l’aumento dell’età per chi svolge le cosiddette attività gravose e apre un Tavolo con le Parti Sociali.
Dallo studio approntato saltano fuori dal cilindro maestre elementari e degli asilo, badanti e addetti alle pulizie lasciando completamente fuori quei lavoratori autonomi che svolgono mansioni pesanti, spostamenti pesi, alternanza dei cicli caldo freddo, lavori notturni, a contatto con sostanze che incidono sull’apparato respiratorio, esposti alle intemperie.
E’ una politica inaccettabile sul piano dell’equità, da un punto di vista delle reali esposizioni ai rischi per la salute, per la tenuta psico fisica dei lavoratori, della pari dignità per i cittadini.
La discussione pubblica, fin qui nota, sulla valutazione che starebbe facendo il Governo, in materia di lavori usuranti, finalizzata a rivedere ed ampliare la classificazione dei lavoratori dipendenti impegnati nelle attività, continua a tagliare fuori il lavoro autonomo.
Già da tempo le Associazioni facenti capo a Rete Imprese Italia hanno in più occasioni fatto rilevare quello che ancora oggi è dato riscontrare come la principale anomalia e criticità della disciplina in esame e cioè la mancata estensione del beneficio pensionistico al lavoro autonomo: nonostante tale principio fosse contenuto nella Legge n. 335/1995, che infatti stabilisce l’estensione a tutti i lavoratori, dipendenti privati, pubblici e autonomi, il beneficio di Legge, prevedendo a tal fine l’emanazione di specifici Decreti ministeriali.
Il dibattito in essere conferma pertanto l’impostazione discriminante, finalizzata a riservare i benefici ai soli lavoratori dipendenti. Si tratta di un’esclusione inaccettabile che discrimina i cittadini e i lavoratori. I lavoratori autonomi, come i panificatori, esposti a cicli produttivi massacranti, al lavoro notturno che causa degenerazione al sistema neurovegetativo, alle esposizioni ad agenti gravemente interferenti con la salute del fornaio, chiedono con forza che sia ripristinata la volontà del legislatore espressa nelle precedenti riforme del sistema pensionistico obbligatorio e complementare (oltre alla Legge Dini anche la Riforma Amato del 1992), estendendo la previsione della disciplina in esame anche ai lavoratori autonomi, la cui esclusione presenta profili di dubbia legittimità costituzionale, per violazione degli articoli 3, 2° comma, 4 e 38 della Costituzione.
Nel caso specifico del “Lavoro usurante del fornaio” si rinvengono diverse fonti legislative a sostegno della piena inclusività della figura del fornaio tra i lavori usuranti. Basta pensare al “Lavoro notturno continuativo”, alla “Movimentazione dei carichi pesanti”, alla “Ripetitività delle operazioni”, all’alternanza dei cicli “caldo/freddo” o all’esposizione a prodotti interferenti (agenti chimici, fisici, biologici, individuati secondo la normativa di prevenzione vigente) con la salute umana.
“Fiesa Assopanificatori Confesercenti – dice Vinceslao Ruccolo, Vice Presidente Nazionale – pretende una discussione trasparente e decisa in materia di “Lavoro usurante del fornaio”, chiedendo che venga disciplinata nel merito, in considerazione dei meccanismi di accesso al pensionamento anticipato. Ci batteremo per un moderno sistema previdenziale, in linea con le aspettative dei lavoratori pubblici e privati, dipendenti ed autonomi, perché siamo consapevoli che non tutti i lavori sono uguali. Ma non è neanche possibile negare il diritto a lavoratori autonomi che svolgono attività unanimemente riconosciute come usuranti quale quello del Panificatore.”
“Fiesa Assopanificatori – rincara il Presidente Davide Trombini – è impegnata a fornire il suo contributo per il riconoscimento del diritto al pensionamento anticipato dei Panificatori (datori di lavoro, dipendenti e collaboratori) in quanto appartenenti di fatto alla Categoria del “Lavoro usurante”. Su questo tema la Federazione è impegnata su tutti i fronti, supportata dalla Confesercenti Nazionale, e ribadisce la necessità di una normativa di salvaguardia previdenziale, per un giusto riequilibrio in fase di elencazione in sede legislativa, riservandosi di dar vita a tutte le iniziative in sede politica, sindacale e giudiziaria per vedere riconosciuti i propri legittimi diritti. Non è possibile né costituzionalmente accettabile che lavoratori che svolgono le stesse mansioni siano discriminati ai fini del riconoscimento del diritto anticipato alla pensione, vale a dire su un punto essenziale che sostanzia l’uguaglianza dei diritti dei cittadini. Questi argomenti manderemo al Ministro Poletti e al Presidente Gentiloni.”