La Panificazione, nelle sue valenze economiche, sociali e culturali, soprattutto oggi è al centro della ridefinizione della sua importanza nell’ambito di una valenza economica nel contesto generale del Paese. Non solo nel senso che diversi sono i modelli ed il peso delle Parti Sociali a seconda delle aree geografiche, ma anche nel senso che le strategie delle diverse rappresentanze hanno sempre più di mira le specifiche caratteristiche del Settore anche in funzione della sua mediazione del Sistema Sanitario Nazionale e Locale.
L’ambito di azione, d’intesa con le Parti Sociali, tende alla ricerca di una più coerente rappresentatività dei rispettivi interessi ed un più saldo principio di legittimazione della propria natura di operatori della sana alimentazione.
Tutto questo si sviluppa e si evolve anche e soprattutto grazie al rinnovato CCNL del Settore della Panificazione. È proprio questo lo strumento socioeconomico da utilizzare per imprimere una spinta anche al riconoscimento dello Stato di Crisi di Settore, con l’Istituzione di un Tavolo interministeriale utile per dare una svolta alla valorizzazione di prodotto e di processo della tradizione, della qualità e della tipicità del prodotto italiano.
Per analizzare queste complesse questioni, abbiamo intervistato Vinceslao Ruccolo, Vice Presidente di Fiesa Assopanificatori Nazionale e Presidente della Fiesa Regionale Abruzzo e Molise.
Presidente Ruccolo. Dopo estenuanti trattative, con tanti incontri/confronti che si sono susseguiti tra le Associazioni di Categoria ed i Sindacati, si è giunti al rinnovo del Contratto del Settore della Panificazione. Che giudizio si sente di dare su questa vicenda e su questi risultati?
Debbo essere sincero: ad un certo punto credevo che ci sarebbe stato un nulla di fatto e che tutte le attese della Categoria di panificatori andassero vanificate. Ma il rinnovo, giunto dopo 28 mesi di vacatio contrattuale, è stato caratterizzato da una composizione difficile degli interessi rappresentati al Tavolo negoziale. Avremmo preferito una moratoria del contratto; ma la lungimiranza degli attori ha fatto in modo che sul fronte economico l’aumento salariale sia stato il meno indolore, in una situazione di crisi acuta del settore.
Intende dire crisi acuta del Comparto della Panificazione?
Certo. Intendo proprio questo; e sostengo ancora oggi, anche a Contratto rinnovato, che questo aspetto della “crisi” andava inserito in un documento comune con il quale le parti avrebbero riconosciuto la gravità della situazione della panificazione. Occorre riappropriarsi delle azioni tendenti al miglioramento delle imprese, soprattutto in questo periodo in cui si sta definendo una nuova strategia che vede un ricollocarsi di tutti i soggetti attori reali dello sviluppo (Imprenditori e Associazioni imprenditoriali), in una fase in cui è finito il dibattito sterile pubblico/privato.
Scusi, Ruccolo, lei ha citato le “nuove strategie”. Può essere più preciso?
Dico, senza dubbio alcuno, che il processo di ricollocazione degli attori rispetto alle dinamiche dello sviluppo, può essere affrontato con due metodi di azione: il primo, che si pone come obiettivo un riassetto delle politiche di intervento, delle dinamica della spesa e del riequilibrio della stessa in ambito nazionale; il secondo che privilegia lo sviluppo delle azioni di valorizzazione del Settore della Panificazione e si pone come obiettivo l’agire sistematico per la crescita.
Questo cosa ha a che fare con il Contratto?
È un concetto fondamentale che ha in sé la crisi del settore della panificazione. Proprio così: questa crisi sta facendo perdere l’identità del “fornaio”, della sua azienda, del suo sistema di qualità, delle sue produzioni tipiche e tradizionali. Perché oggi si consuma poco pane; perché troppi sono i sostituti del pane introdotti dall’industria nel mercato e nei consumi di tutti i giorni. Non parliamo, poi, dell’abusivismo! Troppi soggetti spregiudicati si avventurano in vendite illegali, sia dal punto di vista amministrativo che sanitario. Nel Contratto sarebbe stato opportuno inserire con forza il concetto di “Crisi del settore”. Purtroppo, c’è sempre qualcuno che si mette di traverso facendo mancare la collegialità. Le posso assicurare che l’Assopanificatori attiverà tutti i suoi Organismi per accendere una effettiva attenzione istituzionale su queste questioni. Farò di tutto per l’istituzione di un Tavolo di Crisi che dovrà anche e soprattutto chiedere l’adozione, da parte degli organi competenti, di un atto che sancisca tale riconoscimento, al fine sostenere la ripresa economico-finanziaria e occupazionale, mediante il rafforzamento dei processi produttivi delle imprese e la riorganizzazione dei processi gestionali e organizzativi. In sostanza, il nostro obiettivo tende a consentire alle imprese della Panificazione di beneficiare delle agevolazioni previste dalle Leggi in materia che mirano a riqualificare i settori in crisi e creare nuova occupazione.
Torniamo al rinnovo del Contratto. Lei, che rappresenta i più alti vertici di Fiesa Assopanificatori, che giudizio esprime su tutto questo?
Per quanto mi riguarda, ma credo di interpretare anche tutta l’Assopanificatori, si tratta di un rinnovo contrattuale che ha cerato di mettere insieme le varie esigenze degli attori delle trattative. Sono convinto che è stato ottenuto un buon risultato per le nostre aziende sia artigiane che industriali. Deve sapere che il rinnovo del Contratto, in questo periodo di grandi incertezze per il settore, può essere uno strumento di riferimento per tutta la Categoria, associata e non, per risollevare le piccole, piccolissime e medie imprese e creare nuovi posti di lavoro con gli strumenti di assunzioni previsti per il primo ingresso e per il reimpiego oltre alle flessibilità introdotte per il tempo determinato. Personalmente avrei preferito un rinnovo a costo zero. Ma un’impresa senza dipendenti e collaboratori soddisfatti dell’inquadramento non riuscirebbe a dare il meglio di sé. Oggi, con questo “nuovo” Contratto, siamo in grado di guardare al futuro e agli investimenti con più serenità. Ripeto che, sul fronte dei riconoscimenti economici, le aziende della panificazione si sono caricate di un sacrifico economico per il riconoscimento delle professionalità e delle risorse umane che in questi anni abbiamo formato, per affrontare al meglio le nuove esigenze di mercato.
Deve essere ben presente nella nostra mente che, comunque, si è trattato di un rinnovo contrattuale che segue una fase molto negativa per le imprese che hanno svolto il proprio lavoro in condizioni difficilissime per la Categoria. Spero solo che i miei colleghi fornai possano apprezzare i risultati economici e normativi che siamo riusciti a portare a casa.
Presidente Ruccolo; ma lei insiste sempre su questo concetto di “crisi della panificazione”! Come mai?
Senta. Per quanto mi riguarda, la strategia necessaria oggi è l’istituzione di un “Tavolo di Crisi” interministeriale. Solo così si potranno utilizzare tutte quelle conoscenze (cioè dati statistici coerenti con le politiche da sostenere: sia a livello di indicatori che di unità territoriali) e tutti quegli strumenti attuativi in grado di promuovere lo sviluppo di “una domanda” specifica, puntuale che si muove, più consapevole delle ricadute positive o negative a livello locale e globale e, per questo, vera leva di innovazione sostenibile. Per superare la crisi economica, è necessario anche sviluppare la cooperazione tra settori produttivi di filiera che permetterebbe di fare scelte strategiche condivise alla quale occorre un’azione per ridurre la burocrazia, semplificando le regole. C’è bisogno di un rafforzamento dell’Identità del Panificatore, continuando le esperienze di confronto nate da eventuali precedenti azioni. È fondamentale l’introduzione di un metodo di lavoro in cui, attraverso il Tavolo di Crisi, gli operatori potranno fornire un concreto contributo di idee, esperienza e competenza per elaborare progetti e scelte di intervento.
Sembra un vero e proprio grido di disperazione!
Non è disperazione! È una questione di approccio culturale al mondo dell’impresa. Per questo Fiesa Assopanificatrori oggi fa presente la necessità di definire le giuste strategie per la rivitalizzazione e la valorizzazione del tessuto produttivo della panificazione e di tutta la filiera.
Intendiamo coinvolgere le Imprese, le Associazione, i Sindacati, il Ministero dell’Agricoltura, il Ministero dell’Economia ed il Ministero della Salute per attivare il Tavolo degli “Stati generali della Panificazione”: un’entità non astratta, bensì di studio, di ricerca e di proposte per tendere ad una spesa equa che lo Stato oggi si ostina a non rendere disponibile per l’intero comparto alimentare. Per questi motivi occorre valutare le opportunità e le occasioni di sviluppo del Settore tenendo conto di quanto c’è di disponibile e cantierabile, in sostanza, una vera e propria progettazione esecutiva di azioni e di opere che interessano l’ambito di riferimento.